i quadri parlano
#236358 / viewed 5998 timesDa Fighillearte
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Mi si presentano le donne. Ovviamente quelle attaccate ai muri, dei dipinti. Sono sovente protagoniste. La vista indugia sul disegno di un nudo sfacciato, ma vestito di venustà e di indifferenza. E' di Gianni Mastrantoni. Il titolo non ce l'ha perché non ha importanza. Eccole, quelle di Gianni Gueggia, sono la quintessenza dell'eleganza formale culminante sulle dita semiaperte, articolate delle mani, sui menti aguzzi, sulle piccole bocche. Sono Veneri celesti intoccabili e irraggiungibili. le donne di Gianni Gueggia si avvertono concrete, sembra di averle incontrate da qualche parte. Risultano interpretate da un talento che non si sofferma sui dettagli. Mani grandi, teste tonde. I colori sono di uno spartito vigoroso. Le bocche appaiono chiuse eppure ti chiamano e sorridono, chiedono amicizia. Strane figure. Si vorrebbe conoscerle meglio. Singolari le vele di Luciano Filippi. Salgono oltre la tela, lassù in alto, trasparenti sospiri del colore. Sono la poesia del mare e del cielo. Mentre il sole non tramonta sui paesaggi di Secondo Vannini, che cantano “Romagna mia” a piena voce. I quadri parlano a tutti, in tutte le lingue, ad alcuni di più, ad altri meno. Importante è saper vedere, che, come asseriva De Goncourt, è il lavoro più lungo.Mi passa davanti un lavoro di Giovanni Cagili. Lo fermo per una pur breve conversazione. L'ispirazione nasce dal paese di Anghiari, alto sulla collina e nella mente. Sembra volermi dire che la verità oggettiva è più bella quando si arricchisce con gli apporti della fantasia. L'avvento della fotografia mandò in crisi la pittura, ma fu un bene, da allora molti artisti del pennello si sono allontanati più o meno dai modelli o soggetti. A metà strada tra la rappresentazione classica e la piena libertà inventiva c'è anche Franco Cartia con “Le grandi finestre sul lago”. Sullo sfondo si affermano decisi i profili di alcune costruzioni, mentre sulla ribalta del primo piano insistono motivi multiformi illeggibili. L'armonia cromatica unisce saldamente il tutto. Ma cosa mi racconta questo lavoro? Mi suggerisce che è bello vivere, è bello il mondo anche se, in gran parte, siamo immersi nell'inconoscibile. E c'è Enzo Maneglia con i suoi “scatoloni”, le vignette, le caricature, che ha sempre pronto lo scatto dell'umorista di razza. Devo dire poco di lui perché temo, come i suoi politici, cardinali e altri personaggi-pupazzi, d'essere preso per il naso e finire in un cassonetto per venire smaltito.
Franco Ruinetti
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edda von sinnen, on December 08, 2014 report post απάντηση applause 0