Incontri by Franco Ruinetti
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Ho conosciuto molte persone soprattutto quando frequentavo i concorsi di pittura ora in funzione di presidente oppure come membro della giuria.
Quella volta mi trovavo in un paese antico disteso nel sole sul dorso della collina per una rassegna biennale. Guardavo un acquarello che mi parlava del volto di un'adolescente bella, dall'espressione intensa, piena di vita. Negli occhi brillava la giovinezza. Ero ammaliato, volevo scrivere qualcosa quando:
"O mi dà il primo premio o mi registra presente, ma fuori concorso."
"Le faccio i miei complimenti."
"Li apprezzo, ma non mi bastano."
Chi mi parlava, l'autore, era un uomo col bastone, 'gamba di scorta', un fiorentino o giù di lì, con la 'c' a cacarella. Lo conoscevo, l'avevo incontrato durante lo svolgimento di altre competizioni artistiche. Aveva 91 anni, ma non li dimostrava. Ci scherzavo, mi divertivo.
"Che piacere rivederla con tutti quei suoi capelli neri!"
"Certo che sono i miei, li ho pagati."
"Va bene, ma certe cose sono intime, non si dicono."
"Perché no? La parrucca mi serve da cappello, che però non sollevo per salutare. La indosso perché a me le teste nude non piacciono. Mi sembrano malinconiche."
"Questa è bella. Ma dica: con le donne come va?"
"Crisi. Mi hanno assegnato un badante ad ore. Maschio, comprende?"
"Capisco. Lei è birbo."
"Mi accontenterei anche di una settantenne..."
"Però! Di vent'anni più giovane, acerba, quasi illibata!"
Poi se ne andò senza salutare, con le tre gambe, abbastanza spedito. Così tornai al suo quadro, che mi guardava dall'azzurro lontano della giovinezza.
Un'altra volta mi trovavo in una città della costa adriatica, per giudicare, insieme ad altri, i quadri di un concorso che contava oltre 250 artisti partecipanti.
Era una smagliante mattina di primavera quando incontrai le luci di un tramonto sul mare. L'autore aveva raccontato una scena struggente e le emozioni evidentemente vissute sulla sponda opposta, quella sul Tirreno. Il sole, che stava per raggiungere l'orizzonte, lanciava fulgenti bagliori di rosso, sangue vivo nel cielo e sul tremolio delle onde dove comparivano guizzi di rosa e d'oro. Quell'opera mi rapiva dal presente, mi portava dove finisce l'ultimo giorno nella grandiosità dell'universo.
La curiosità mi spinse a staccare il quadro dal chiodo. Così lessi il nome dell'autore, Pinco Pallino, a me ignoto. Il titolo era "Serenata a Viareggio". Visto da vicino mi accorsi di un particolare al quale non avevo rivolto attenzione. Si trattava di una persona, piccola per la distanza, che camminava verso la battigia, lasciando dietro di sé, nella sabbia, le orme, come se procedesse saltellando a piedi pari. Allora mi caddero le braccia. Pensai che l'artista era sì bravo nella stesura dei colori, ma anche somaro, sbadato nella costruzione del racconto. Pensai che su quell'arenile non passeggiavano i canguri.
Molti artisti sono personaggi singolari. Alcuni di loro giocano col mondo, recitano, altri sono autentici, non sempre rispettosi delle convenzioni, amanti della libertà. Di questi ultimi ho avuto il piacere di conoscerne molti.
Ma i miei incontri, naturalmente, non sono avvenuti soltanto sul palcoscenico dell'arte.
Ho conosciuto, già quando frequentavo le elementari, un essere irreale, mio fratello putativo, Pinocchio. Che è mio gemello, lo sento profondamente. Anche io ero un burattino, poi la vita mi ha modellato, sono diventato diverso, non so quanto. Ho ammazzato dentro di me, tante volte, il grillo parlante, che si è risvegliato. Credetti al campo dei miracoli, al gatto e alla volpe e così via, fino ad essere vecchio, ma non per me. Per gli altri.Infine, verso la sommità dei miei anni, il burattino è diventato soltanto un ricordo. Forse.
Franco Ruinetti
Illustrazioni / Enzo Maneglia Man
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